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Le Ricostruzioni

Ricostruzione albero di carica

La costruzione di un albero di carica non è un'operazione particolarmente difficile ed è per questo motivo che dovrebbe essere ancor più curata nei dettagli. Purtroppo molto spesso capita di trovare alberi adattati "alla meno peggio": quadri limati completamente a caso, platine irreversibilmente rovinate da misure errate, scanalature per l'alloggio del tiretto completamente fuori posizione o filettature piene di collante per mantenere la corona in sede. Queste sono solo alcune tra le "invenzioni" che si possono trovare. Nello specifico, però abbiamo un caso eccezionale: non è presente l'albero!

Considerato il buono stato generale dell'orologio risulta difficile ipotizzare una teoria sull'assenza del componente. In realtà l'assenza della tige non è poi così rara poichè essa può sfilarsi dal meccanismo ed andare perduta, ma in quel caso, ovviamente, anche la corona di carica si perderebbe insieme al suo albero. Al contrario, in questo bel Longines (Qui la revisione completa) la corona era alloggiata correttamente nel tubo (così all'apparenza, per scoprire più in là come fosse stata ricoperta di collante per tenerla in sede), ma della sua tige nessuna traccia. Deduciamo un’unica certezza: l'albero è stato rimosso e la corona incollata in posizione senza di esso.

Il movimento è un classico Longines 19.71 N, un bel calibro di 19 linee con piccoli secondi posizionati ad ore 6. In fornitura non è stato possibile trovare il ricambio originale. Non rimane, dunque, che ricostruire l'albero di carica. Ci sono ovviamente dei libri che riportano le misure dei più comuni assi, alberi o molle di carica dell'epoca; non essendo questo un movimento particolarmente raro, risulta semplice risalire a tutte le misure necessarie cercando nel testo riguardante le tiges. 

Nell'articolo che segue non ho intenzionalmente utilizzato il libro, ma ho cercato di spiegare in breve come si possano determinare tutte le misure necessarie alla costruzione di un albero di carica. Ritengo che questo sia un ottimo esercizio da praticare per velocizzare i tempi della lavorazione durante una ricostruzione più particolare, per la quale si è costretti a calcolare tutto autonomamente.
Aggiungo che questa procedura, teoricamente, dovrebbe risultare più precisa e più funzionale per l'orologio. In linea di massima i libri che riportano le misure sono molto affidabili; meno affidabili sono gli orologi con un secolo di vita. Le usure dei componenti di questo Longines non possono ovviamente essere considerate in nessun testo. Ogni orologio, dopo tutti questi anni, risulta essere un pezzo unico e come tale dovrebbe esser trattato.

Il lavoro

Per iniziare si sceglie un tondino di ferro con un diametro maggiore o uguale rispetto al foro della platina dell'orologio. E' bene considerare anche il diametro del foro della cassa, in questo caso era praticamente identico a quello nel meccanismo. Si organizza il tornio e si comincia a lavorare il materiale. 
Per la ricerca di tutti i diametri utilizzeremo delle dime come comparatore. Personalmente mi sono costruito un set di 40 tondini in ottone che vanno da un decimo di millimetro fino a due millimetri, aumentando di 5 centesimi a tondino. Ovviamente esistono assortimenti appositi molto più precisi e duraturi, si possono trovare dime con precisione millesimale. Il prezzo di una singola dima credo sia superiore al costo del mio intero assortimento.
Per prima cosa si misura il foro nella platina che andrà ad ospitare il "perno guida". La lunghezza di questo perno nel caso specifico non è critica, il diametro invece deve essere preciso. Una volta stimata la larghezza del foro, si dovrà considerare il perno un paio di decimi più piccolo. Si prepara quindi il cilindro sul quale andremo a costruire il quadro. Il diametro di questo cilindro è facilmente ricavabile considerando la dimensione interna del foro del ruotino a coltello.

Il quadro ed il ruotino a coltello

Essendo questa una delle operazioni più delicate della ricostruzione, è consigliabile eseguirla il prima possibile. Ci sono diversi metodi per creare un quadro di qualità, personalmente ritengo che il risultato ottenuto con una buona lima ed il supporto scorrevole sul tornio non possa essere in nessun modo eguagliato.  Questa procedura risulta chiaramente più lunga soprattutto se eseguita a regola d'arte ma, il tempo impiegato per realizzarla, farà poi la differenza tra un lavoro mediocre ed un buon lavoro di restauro.

Il pezzo montato sul tornio pronto per essere lavorato. Si può notare come ci sia un tondino fatto su misura a protezione della spalla che andremo a limare. Il tondino in acciaio temprato ha due funzioni: preservare l'integrità della pinza del tornio e proteggere la finitura della spalla. Inutile dire che, per una buona riuscita della lavorazione, il quadro va limato perfettamente piano.

Si blocca la rotazione della puleggia nel divisore del tornio e si comincia a lavorare. Per ricavare la corretta lunghezza del lato del quadrato va adottata la semplice formula: diametro/1,414. 
Nel nostro caso il diametro è di 1,50 millimetri, di conseguenza, il lato del nostro quadro dovrà essere di un millimetro.

Durante la lavorazione è bene controllare spesso l'avanzamento della figura. In questa immagine possiamo chiaramente notare come la parte più interna sia limata maggiormente rispetto a quella esterna. Ciò significa che nelle prossime "passate" si cercherà di rimuovere più materiale all'estremità.

Il quadro è terminato, la forma è piuttosto precisa e la spalla perfettamente integra. Gli spigoli sono ancora troppo netti, ma li andremo a smussare una volta terminati i processi di tempra e rinvenimento.

A questo punto si rimuove il pezzo dal tornio e si procede alla prova pratica. Il ruotino ballerino risulta libero di muoversi da un'estremità all'altra del quadro senza interferenze. Come detto, sarà ancor più scorrevole una volta rifiniti gli spigoli.

Si passa a tornire l'alloggio per il ruotino a coltello. Il diametro lo abbiamo determinato in precedenza, bisogna solo definire la lunghezza. Si utilizza l'inchiostro come referenza. Si rimonta l'albero sul tornio e si completa la sezione. Uno dei motivi per il quale risulta più semplice tornire un albero di carica piuttosto che altri componenti, è la possibilità di poter togliere e mettere il pezzo nel tornio molteplici volte senza doversi troppo preoccupare di perdere la concentricità dello stesso. Ovviamente, si deve sempre fare il possibile per mantenere la tige più concentrica possibile ma, tutto sommato, un piccolo errore non risulta influente per un corretto funzionamento.

La scanalatura

Il primo passo consiste nel posizionare correttamente la scanalatura. Questa operazione è bene eseguirla con cura considerando che un buon posizionamento ed una buona realizzazione semplificheranno tutti gli eventuali aggiustamenti che andremo ad operare in seguito. La gola deve essere creata in modo tale da corrispondere esattamente alla posizione del perno sul tiretto. Nell'orologio in questione, il tiretto è semplicemente una lunga vite che viene inserita dal ponte del barile. Poco cambia nella dinamica della lavorazione. La scanalatura dovrà esser posizionata sempre con precisione e la sua lunghezza dovrà corrispondere al diametro della vite, maggiorata di due decimi di millimetro.

Si segna con un pennarello l'intera superficie della tige, in modo tale da riconoscere con più facilità la corretta posizione del tiretto. Inserito l'albero nella sua sede si stringe la vite delicatamente e si inizia a farlo ruotare. Inevitabilmente questo provocherà un segno ben visibile sopra l'inchiostro che indicherà l'esatta collocazione del tiretto.

Montato di nuovo l'albero sul tornio si procede al taglio della gola. Per questo tipo di operazione utilizzo un bulino in widia creato ad hoc. L'utensile viene utilizzato a mano con il solo ausilio del poggiabulino, bisogna far attenzione durante il taglio: è facile finire sotto al pezzo in lavorazione rovinandolo irrimediabilmente.

La scanalatura è quasi terminata, si controlla quindi la sua lunghezza avvicinando direttamente la vite del tiretto; in casi come questo non esiste sistema di misurazione migliore. Il diametro per ora non è fondamentale, si lascia leggermente maggiorato in attesa della tempra e del rinvenimento, la profondità verrà rifinita in un secondo momento.

La filettatura, la tempra e la finitura

Si inserisce nuovamente l'albero in sede e si calcola la giusta lunghezza finale. Si procede quindi con la filettatura.

Il pezzo viene portato a misura creando un invito a cono per facilitare l'ingresso della filiera.

La filettatura è completata, non resta che trattare il materiale.

Si effettua prima la tempra e successivamente il rinvenimento. Finiti i trattamenti la tige risulta chiaramente non adatta ad esser utilizzata in un orologio, va obbligatoriamente rifinita prima di reinserirla nella sua sede. Alcune misure sono state lasciate leggermente maggiorate proprio per permettere una miglior finitura dopo questi processi.

Si utilizza un brunitore imbevuto in olio per rifinire le superfici già correttamente tornite, mentre, per diametri eccessivamente grandi, come ad esempio quello della scanalatura, si riutilizza il bulino in widia cercando di mantenere la miglior finitura possibile. Vanno inoltre ritoccati tutti gli spigoli vivi presenti nella tige, rendendoli più aggraziati grazie a delle piccolissime smussature. 

La tige è finalmente completata, qui la possiamo vedere in posizione. Si può notare come il quadro risulti rifinito sia con un'abbondante smussatura che precede il pivot sia con uno smusso che divide i lati rendendolo molto più morbido rispetto alla costruzione originale. Queste accortezze preservano l'integrità della tige, ma anche dei componenti che lavorano con essa.

Come accennato prima di iniziare l'intera procedura, posso confermare che la costruzione non risulta affatto complessa. Personalmente non ritengo accettabile trovare, in orologi antichi ed esteticamente ben rifiniti, lavori approssimativi e poco curati che risultano assolutamente fuori luogo nell'insieme del segnatempo.