0
Le Ricostruzioni

Finitura di un componente

La funzionalità prima di tutto, ma anche l'occhio vuole la sua parte. Andremo ora a vedere come trasformare una ricostruzione grezza in un pezzo adatto ad un orologio di pregio. L'orologio utilizzato come cavia è un vecchio Unitas 6497 del quale ricostruiremo la leva della bascula. Premettiamo che in linea teorica, quando la ricostruzione lo permette, bisognerebbe fare in modo da non distinguere il pezzo ricostruito dal resto dell'orologio. Questo discorso rimane spesso teorico perchè la finitura, in molti casi, necessita di macchinari specifici assolutamente fuori budget per un laboratorio di riparazioni. Inoltre, il tempo necessario per ottenere un risultato di alta qualità è di gran lunga superiore a ciò che si possa immaginare.

Prima di affrontare nel dettaglio la procedura adottata per raggiungere una buona finitura, cercherò di riepilogare in breve il lavoro svolto per la sola costruzione funzionale della leva.

Costruzione

Si parte da una lastra in ferro leggermente più spessa del pezzo originale. Nel caso si disponga di una fresatrice o di un trapano a colonna, si comincia forando il materiale con una punta dello stesso diametro del perno impiantato nella platina; dove invece non sia disponibile né il trapano né la fresatrice, si può centrare il pezzo, incollandolo con l'ausilio della gommalacca, utilizzando la specifica pinza al tornio e quindi forare direttamente con la contropunta. Una volta creato il foro iniziamo a costruirgli intorno la nostra bascula. Per tagliare la forma del pezzo esistono diversi metodi, vi descrivo il mio: inizialmente ho utilizzato un seghetto da traforo per dare una prima forma al pezzo. Il seghetto, per chi come me non è molto pratico ad utilizzarlo, lascia ancora lontani dalla forma desiderata e per velocizzare la procedura ho utilizzato un trapanino da banco (tipo dremel) per togliere il materiale palesemente in eccesso. A questo punto la bascula inizia a prender forma; si passa quindi alle varie lime da orologiaio per rifinirla al meglio. Durante questa prima rifinitura si cominciano ad eseguire le prove di funzionamento della bascula, tenendo conto di tutti i fattori che interagiscono con questo elemento: il foro ha il giusto gioco nel perno, la bascula interagisce bene con la sua molla, l'altezza non è di intralcio per il copribascula, il corpo della bascula entra con il giusto gioco nel taglio del ruotino ballerino, nella posizione di rimessa il ballerino ingrana correttamente con il ruotino intermedio, il finale della leva arriva con il giusto angolo a contatto con il tiretto. Una volta che tutte queste misure risultano adeguate, si procede con il controllo finale del funzionamento della stessa. Qui sopra possiamo vedere la pinza del tornio utile per centrare la lastra con l'ausilio della gommalacca. Nelle due immagini che seguono, possiamo invece apprezzare come la bascula svolga correttamente il proprio funzionamento.

L'orologio con la corona in "posizione 0": in posizione di carica.

La corona estratta nella "posizione 1": la bascula scivola bene in collaborazione con il tiretto e la profondità di ingranaggio tra i denti del ruotino ballerino e del ruotino intermedio di carica è più che soddisfacente.

La finitura

La bascula si può quindi definire funzionante, ma come si può notare, non è certo esteticamente accettabile. Si passa quindi alla finitura della stessa. Come prima cosa si tempra il materiale e lo si rinviene al blu (280° circa) così da renderlo adatto per essere alloggiato in un meccanismo. Le immagini che seguono non sono minuziosamente dettagliate; infatti, nel caso specifico per produrre un buon risultato non si utilizzano particolari macchinari: è tutto nelle mani dell'artigiano. Per prima cosa si rifinisce la superficie piana, sia sopra che sotto con le varie carte, cercando di raggiungere un bell'effetto satinato. Una volta preparata la superficie, si passa alla rifinitura dello spigolo, si esegue l'anglage.

L'anglage

Per svolgere questa finitura sono state utilizzate diverse lime da orologiaio: sono molto costose, ma per eseguire determinati lavori sono assolutamente indispensabili. Grazie alle varie forme e alle diverse grane si crea l'anglage. Può sembrare un'operazione semplice, ma per eseguire il lavoro a regola d'arte serve moltissima esperienza. 

Un dettaglio di tre lime con tre grane differenti: a destra la più ruvida, grana 0, in centro la lima con cui lavoreremo maggiormente, grana 4, mentre a sinistra la lima più nobile e più delicata, grana 10.

Utensile creato appositamente per tenere saldi ed in sicurezza piccoli pezzi da lavorare.

La bascula in fase di lavorazione.

L'angolo della lima deve rimanere costante a 45° per tutta la lunghezza del pezzo, comprese le parti curve e quelle meno accessibili. La grandezza di questo spigolo varia di volta in volta; la regola da seguire in un buon restauro rimane quella di copiare il più possibile l'originale. Quando si rifinisce un angolo, lo spigolo deve essere netto e perpendicolare all'angolo stesso. La dimensione dell'anglage, ove possibile, deve sempre rimanere della stessa grandezza, ma allo stesso tempo non deve assolutamente interferire con la funzionalità del pezzo. In questo caso, la parte centrale del corpo della bascula ha un angolo meno accentuato per il semplice fatto che, in quel preciso punto, un angolo troppo profondo rischierebbe di compromettere la funzionalità della stessa. Si deve cercare quindi, di mantenere un'armonia di finitura anche quando questa non rimane costantemente della stessa dimensione. Al termine di un anglage ben fatto, la superficie lavorata, deve avere un solo piano senza alcuna sfaccettatura visibile. Una volta smussato lo spigolo a dovere si passa alla finitura: la lima con grana n° 8 è un buon inizio, poi si passa alle carte abrasive con grane sempre più fine. Per mantenere l'angolo piatto si incollano le carte su un supporto perfettamente liscio e piano e si lavora esattamente come con le lime. Nel caso specifico, sono state utilizzate le seguenti carte abrasive incollate sull'apposito supporto: carta blu (40 micron), verde (30 micron), gialla (12 micron), azzurra (9 micron), rosa (3 micron), verde chiara (1 micron).

I passaggi spesso non sono lineari; a volte è necessario muoversi tra una carta e l'altra per poter realmente rimuovere ogni tipo di imperfezione. La finitura, una volta conclusa l'intera procedura, deve essere assolutamente a specchio senza la presenza di alcun micro segno. Per fare questo è bene spendere il giusto tempo con ogni carta: i segni che non leviamo con la carta verde non possiamo sperare di levarli con quella azzurra. Il lavoro dell'anglage è quasi terminato, manca solamente la rifinitura dello stesso con la pasta di diamantina. In particolare, si utilizza quella da 1 micron (se si vuole proprio esagerare si può usare anche quella da 1/2 micron, ma ad essere onesti la differenza non si vede neanche sotto al microscopio).

Ecco la bascula completata. Il lavoro di finitura è durato una giornata intera; si può migliorare tanto, sia come velocità (con un po' di pratica si potrebbe rifinire in 3-4 ore) sia come risultato finale. Ci sono piccole imperfezioni visibili a grandi ingrandimenti (il controllo finale lo eseguo al microscopio a 20x), ma una volta commesso l'errore è difficile recuperarlo in maniera impeccabile. La bascula compie perfettamente il suo lavoro e la finitura tutto sommato risulta bella alla vista rimanendo godibilissima anche se ispezionata con una classica lente da orologiaio 3,5x.