Sul banco un cronometro in oro 18 carati risalente ai primi anni del '900 firmato Patek Philippe. Il cronometro fu fabbricato espressamente per la famosa ditta brasiliana "Gondolo & Labouriau". La storia di questa ditta è molto affascinante e meriterebbe di esser approfondita, provo a riassumerla in breve. La ditta nacque nella seconda metà del 1800 a Rio de Janeiro e diventò presto un punto di riferimento per i collezionisti dell'epoca. Non risulta estremamente raro, anche a distanza di un secolo, imbattersi in orologi prestigiosi siglati Gondolo & Labouriau, questo fa intuire la quantità di segnatempo venduti dalla ditta durante i periodi migliori. Il successo fu legato soprattutto ad un ingegnoso sistema di vendita organizzato da questa famiglia di commercianti. La loro idea fu quella di istituire il "Plano do club Patek Philippe", un club che dava la possibilità di rateizzare il pagamento dell'orologio in 79 rate settimanali durante le quali si poteva partecipare ad altrettante estrazioni organizzate dalla ditta. Il sistema piacque molto soprattutto perché permise di dilazionare il pagamento nel lungo periodo, rendendolo quindi più accessibile. Inoltre, le estrazioni rendevano il cliente parte integrante di un club elitario. L'ultimo Patek realizzato per la Gondolo & Labouriau fu nel 1927, anno in cui la ditta chiuse i battenti.
La cassa in oro 18 kt con il maestoso stemma inciso sul fondello esterno con l'antica tecnica della lavorazione guilloché.
Al suo interno troviamo tra le incisioni la siglia "Gondolo & Labouriau" con la città di referenza, Rio de Janeiro.
Aperto anche il secondo fondello possiamo finalmente ammirare il movimento completo in tutto il suo splendore.
Ecco il quadrante in smalto appena rimosso. Personalmente non trovo ben progettato il sistema per la rimozione dello stesso, il quadrante viene fissato per interferenza in un disco costruito nella cassa. Questo sistema, soprattutto in fase di rimontaggio, è molto rischioso poiché bisogna letteralmente spingere il quadrante con le dita affinché esso compia lo scatto nella sede e rimanga quindi fissato ad essa. E’ evidente che durante tale operazione esiste il rischio concreto di danneggiare il bellissimo e delicatissimo smalto del quadrante. Sul retro troviamo una raffinata scritta "PP Cie".
Il movimento segue il classico schema brevettato nel 1891 da Adrien Philippe. La data del brevetto è riportata sul ponte della ruota centro. Qui sopra possiamo apprezzare una foto del brevetto originale, battuto all'asta per oltre 10 000 franchi nel 2014. Riporto anche la breve descrizione dell'oggetto citando direttamente la nota casa d'aste.
"All of the early pocket watches from Patek Philippe had to meet specific requirements established by Gondolo. These included the “moustache” escapement, S-shaped centre wheel bridge and wheels made from nine-karat yellow gold. Interestingly, we were able to find a Patek Philippe patent (United States Patent No. 20483), dated January 13 1891, for Adrien Philippe's watch bridge design.
This plate design was used in Patek Philippe calibres for several decades, in particular for watches made for Chronometro Gondolo. Not every retailer would have been able to make such demands and receive so much attention during the design process, but such was the high regard that Gondolo was held in by the manufacturer."
Iniziamo dal lato del quadrante che appare piuttosto sporco e con diversi punti di ruggine.
Un dettaglio del gioco carica. Sono chiaramente visibili le finiture su tutti i componenti.
Togliamo il movimento dalla cassa ed ispezioniamo i vari componenti.
Un dettaglio del ponte e delle ruote in oro 9 carati. Si notano degli anglage abbondanti e ben rifiniti.
Il ponte del bariletto con inciso il numero seriale del movimento oltre alla firma della Maison.
Particolare e bellissima la forma dei denti della ruota corona e del rocchetto di carica.
Rimossi questi componenti possiamo osservare il classico barile con doppio cricco a croce di malta.
Possiamo ammirare la prima vera soluzione straordinaria adottata in questo Patek Philippe: il ponte del bilanciere. Su di esso è stata alloggiata una ruota a forma di chiocciola che permette la regolazione micrometrica della marcia. Esteticamente risulta eccelsa soprattutto se abbinata, come in questo caso, ad una leva di regolazione detta "a collo di cigno". Questi due componenti permettono una semplice ed accurata registrazione dell'orologio.
Nelle due foto qui sopra possiamo apprezzare come la curva Breguet eseguita sulla spirale sia fatta a regola d'arte. A differenza delle moderne "spirali Breguet" in questo Patek possiamo apprezzare la sinuosità della curva che la rende un vero capolavoro.
Rimosso il bilanciere ci troviamo davanti un'altra piccola opera d'arte: l'ancora "con i baffi". Come citato in precedenza, il brevetto di questo segnatempo non prevede una classica ancora da scappamento svizzero. Nello specifico vengono aggiunti due contrappesi all'estremità delle braccia dando all'ancoretta una forma che ricorda quella dei baffi. Onestamente questa soluzione non ha alcun vantaggio meccanico, anzi probabilmente essendo più pesante peggiora le prestazioni dello scappamento ma, a livello estetico, risulta infinitamente più apprezzabile. Infine un dettaglio della forma del pivot: questo particolare taglio del cilindro veniva utilizzato all'epoca in tutti gli orologi di alta gamma.
Rimuoviamo tutti i ponti indipendenti dei ruotismi e ci ritroviamo con il meccanismo quasi del tutto smontato. Prima di procedere al lavaggio possiamo apprezzare l'ultima raffinatezza di questo calibro.
Per ovviare ad un'eccessiva usura della platina (molto frequente, soprattutto su orologi a carica manuale) viene innestata in essa una piccola piastrina in acciaio nella quale verrà alloggiato il perno guida dell'albero di carica.
In questo modo l'albero ruoterà nella piastrina e l'usura, dovuta all'utilizzo della ricarica manuale, andrà ad inficiare solamente sull'integrità di questi due componenti. Risultato: in caso di eccessiva usura basterà cambiare piastrina ed albero anziché sostituire l'intera platina del meccanismo.
L'orologio è finalmente completato. La marcia è buona ed il meccanismo mantiene una discreta riserva di carica. Inevitabilmente questi segnatempo dopo un secolo di vita hanno bisogno delle giuste attenzioni; non è certo un orologio per andare in spiaggia o per fare sport. Fortunatamente, anche al tempo non fu ideato per questi motivi e, indossandolo nelle giuste occasioni, risulta tutt'oggi un oggetto di indubbia raffinatezza.